Roma, 1 maggio 2006. Mi trovavo in Viale Giulio Cesare. In attesa d’acquistare pezzi di ricambio della bicicletta dal Rivenditore Boncompagni, guardavo le schiere di storni che arrivavano a riposare sui platani alti e folti della capitale, con una festosità unica, seguendo gli impulsi e i ritmi della natura…non preoccupati certo di chi ci passava sotto o di chi li stava a contemplare.
Nel cielo mite della Capitale
onde d’uccelli invadono il tramonto,
volteggiando leggere, voluttuose
come sul palcoscenico
i veli in seta d’una danzatrice
e calano d’un balzo tra le chiomedegli alberi gridando l’uno all’altro
la storia e la felicità d’un giorno…
A poco a poco il chiacchierio si spegne
in un fruscio guardingo
sull’invadente, meccanicizzata
notturnità
dell’uomo
e al presentire l’alba
errompe in gare di canorità
dense d’intese.
Al primo sole
già partono a folate quelle schiere
frizzanti e fiere
d’un vento e d’ali che le spinge in alto
d’un cielo puro, libero dall’uomo
e dai suoi miti;
e tu le insegui con lo sguardo e danzi
danzi nei loro vortici la vita
nient’altro che la vita e il suo sapore…
Nessun commento:
Posta un commento