08 gennaio 2010

FILOSOFO-PITTORE

Roma 06.07.05. Il pittore Dionisio Gardini mi donò il dipinto d’un arlecchino seduto, pensoso, con lo sguardo a terra. Mi disse: Quello sono io, sei tu: un pagliaccio che pensa, in un mondo esteriorizzato e frantumato che non vorrebbe lasciarti pensare.













Pittore del frammento
relativistico
esisti nel pianeta del tormento
che senti stretto come una prigione.

E il tuo cervello frulla
immagini virtuali
senza quell’ancestrale
impulso all’armonia
quasi che l’intimo
rifratto dallo spettro
non più solare
d’una ragione autonoma
si decomponga in sprazzi
paradossali
e si riquadri
in linee ed in colori surreali.

Filosofo-pittore,
tu vai smontando un uomo
che non è l’uomo,
te lo dipingi come un arlecchino
seduto e chino,
lo sguardo fisso
sullo sfondo d’un oggi dissacrato…
e, inappagato,
continui a riscavarne
l’identità;

e trema la tua mano
quando ti firmi all’angolo:
Pagliaccio sono
ma pagliaccio che pensa!

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