30 aprile 2010

humus

Come mai la beatitudine “cristiana” ha come “humus” la sofferenza e la persecuzione?

29 aprile 2010

intelligente

Intelligente è colui che non pretende di esserlo…
ma capisce di non esserlo più di tanto.

28 aprile 2010

superiori e subalterni

Appena un superiore termina un suo ruolo, i subalterni gli faranno  capire come lo pensavano.
Alla piaggeria subentrerà una verità sottilmente vendicativa.

27 aprile 2010

NON GUARDARMI, BAMBINO

Non guardarmi, bambino di New Delhi,
lasciato alla Stazione ferroviaria
dove ai passanti inquieti vai implorando
uno sguardo d’affetto e un pò di cibo.

Non guardarmi, bambino, con quegli occhi
ingigantiti dalla solitudine
una scodella vuota sulla stuoia
ed un mattone appena per cuscino.

Non guardarmi, bambino, appena all’alba
mentre un cinghiale fruga tra i rifiuti
dove tu dormi e un cagnolino lecca
le gambe inzaccherate di liquame.

Non guardarmi, bambino, con quegli occhi
che chiedono se pure tu sei uomo
per risalire il treno della vita
come un figlio che ha ancora una famiglia.

Non guardarmi, bambino, coi tuoi occhi
ma lascia ch’io ti guardi con i miei
per vedere in te un uomo come me
con in volto un accenno di speranza.

26 aprile 2010

creatività

Non c’è creatività
senza sofferenza.
I geni e i profeti
sono tra coloro
che soffrono di più…

25 aprile 2010

24 aprile 2010

il sentimento

Non è la ragione ma il sentimento
il più grande timoniere dell’uomo.
E quando questo va impazzendo
la ragione dice
che sta giocando di fantasia…

23 aprile 2010

lodi

Le lodi fanno bene all’infatuato;
cioè a chi non si conosce…
e si illude di essere qualcuno…

22 aprile 2010

SVIZZERA E COLOMBA


Agosto 2004. La composizione: Montegalda, accenna alle “due mucche che donarono per anni il vitellino”. Quell’immagine ha provocato il ricordo della vendita di una delle due, la Colomba, ormai incapace di donare latte a sufficienza per la famiglia ma ancora brava al tiro.


Svizzera e Colomba erano per noi
le mucche nostre
con cui capirci a volo
come nel gioco,
rossiccia l’una, bianca e grigia l’altra,
pronte al traino del carro e d’altri mezzi
e a correre dal babbo se intravisto
in lontananza, sulla strada grande,
pronte a donarci il latte e il vitellino
e a riscaldarci ad ogni freddo inverno
pur con l’andar degli anni…
Mai si voleva
pensare al giorno triste d’un addio!


S’era in autunno, un pomeriggio tepido,
a semina finita del frumento,
e le due stavano beatamente
a ruminare
quando uno sconosciuto
entrò nel semibuio con papà
tergiversando a lungo;
poi una stretta di mano
nervosamente,
le lacrime di mamma dalla porta
in fondo
e a Colomba la mite, la fedele
fu imposto di partire.


Babbo sembrava ancora dubitare;
le mise infine la cavezza bella
e nel cortile, la famiglia attorno,
le accarezzò le corna
e il collo,
e le narici
ed i capezzoli
come per dirle grazie
e chiederle perdono.


Le strinse il muso sotto il braccio destro
con gli occhi gonfi
come volesse aggiungere:
“Sì, Colomba, per i bambini nostri
per queste tante bocche da sfamare
solo per loro
ti debbo consegnare
a chi non ha bisogno del tuo latte
ma più del tuo lavoro”…


Lei lo guardava
come capisse ch’era giunto il giorno
di lasciarci per sempre;
poi gli leccò la mano
e il viso
ed abbassò la testa
con un muggito appena percettibile
quasi un singhiozzo a lungo trattenuto
d’affetto e di dolore.


Con la zampa anteriore
strisciò il terreno
e s’accasciò senza che il proprietario
nuovo o papà riuscissero a convincerla
d’alzarsi
e incamminarsi verso il suo destino.
E quando, dopo stenti, la Colomba
passò il cancello,
girava il capo inquieta
e rallentava
sbavando sulla lunga corda tesa
della cavezza.


Quindici giorni dopo, appena all’alba,
papà non resistette
al vuoto.
Prese la bicicletta
e andò a trovarla nella nuova casa
calda, pulita
dove Colomba stava
con altre sette mucche, riposando.
Bastò il suo nome ed essa
balzò muggendo,
come stesse chiedendo
una carezza ancora
o formulando tanti suoi perché.


Stettero insieme a lungo,
poi babbo strinse il fiocco della coda
e la lasciò;
né mai ci riferì gli ultimi sguardi
di quell’incontro
né le parole che si sono dette.
Ma quando ci sentiva pronunciare
il nome
di chi non c’era più nella sua stalla
scostandosi in un angolo, ammutiva…

21 aprile 2010

la gente

La gente ti cerca e ti loda
finché hai soldi e potere…
poi ti dirà che pensa di te!

20 aprile 2010

il risparmio

C’è un sistema economico a tenaglia sul cittadino,
tale da strangolarlo in modo che non risparmi niente.

19 aprile 2010

storie di popolo

Molte “storie” di popolo
sono ideologie “consacrate”…
teorie umane “divinizzate”.
E la gente ci crede!

18 aprile 2010

ERA LASSÙ IL TUO CUORE


31 agosto 2003. Un conoscente, riflessivo, silenzioso, tutto immerso nella natura, lavoratore instancabile, si vide distrutto il suo lavoro di trent’anni a causa di un incendio che tutti ritennero doloso. E prese una decisione inconsulta.

Avevi costruito la tua casa
su quel roccione dietro la montagna
tra pini dritti come sentinelle.
Vi rimediasti pure una stradina
e un prato ed un laghetto
le trote dentro e un cigno solitario
con l’acqua che da quattro fontanelle
v’entrava canticchiando un suo motivo
e usciva disperdendosi nell’orto.

Trent’anni di fatiche senza posa
senza una tua famiglia
senza una sposa
e a quel pianoro semiabbandonato
avevi ridonato
un volto e un nome come tu sognavi;
era la tua memoria,
la tua interiorità fiorita
il tuo profumo
parte della tua vita.

Ma in quella notte oscura, senza stelle
in cui corresti dalla mamma grave
quel paradiso tuo
tutto bruciò
d’un lampo, stranamente
né tu sapesti mai da chi e perché.

Allora ti chiudesti
in un sorriso assente
senza neppure un segno dello schianto
senza neppure un pianto.
E una mattina all’alba ti trovammo
appeso ad una trave,
tre lettere di scusa a chi t’amava
e un libro di preghiere ancora in pugno.

17 aprile 2010

la sorte

Ironia della sorte:
a volte quante lotte per un po’ di gloria
senza ottenerla,
altre volte
quanta gloria per un po’ di lotta,
senza averla cercata.

16 aprile 2010

definire Dio

Dati i suoi limiti,
all’uomo non resta che “definire Dio”
dentro i suoi parametri…
Il Dio che noi “definiamo”
non è più Dio ma il “nostro” Dio…
Per questo abbiamo osato
tentare d’essere simili a Lui…

15 aprile 2010

parole, parole...

Non c’è niente di più fastidioso
di chi usa centinaia di parole
per affermare
che non ha fatto niente.

14 aprile 2010

luminosità

La primavera ha una luminosità
diversa dall’autunno;
ha la luminosità
della vita nascente…

13 aprile 2010

il sorriso

Il sorriso è l’arma più disarmante
che l’uomo possiede…
Ma come matura il vero sorriso?
E da dove nasce?

12 aprile 2010

burocrati

I burocrati sono la crema di quell’esercito
che ti matura all’eroismo nella pazienza…

11 aprile 2010

O SIETE VIVI O SONO MORTO ANCH’IO


2008. 06.01. Roma. Ho espresso la domanda di un mio amico non convinto della sopravvivenza di almeno un qualcosa di “psichico” dell’uomo, e d’altra parte, non rassegnato a che tutto finisse con la morte. Non trovava ragioni biologiche, filosofiche o religiose al tormento. Tanto meno lo interpretavano le saccenterie illuministiche che alcune trasmissioni “scientifiche” propinano come “ultime, finalmente chiarificatrici e indiscutibili riletture dei misteri che l’uomo si trascina dentro” …o che un Dio potrebbe essere venuto a “rivelarci”.

Quando visito il nostro cimitero
mi fermo ad ogni tomba e guardo
i vostri volti, o amici dall’infanzia,
così nostalgici, così presenti…

Ma sono io a pensarvi, o voi con me?
Se più non esistete qui né altrove
perché sognare tante evanescenze
e alimentare inutili chimere?

Più non mi basta la credenza antica
d’un Ade d’ombre o di dimore eterne
insieme a un Nume che nessuno ha visto.
Ma come accerto che sopravvivete?

E, se viventi, come ripensate
ai corpi non più vostri, ad ogni cura
e moda e relazione e compiacenza
o rabbia o ripugnanza espresse in essi?

Che malasorte spremere energie
per lampi di bellezza o di prestanza
se tutto si scompone in una bara…!
Riprenderete il corpo? E come? E quando?

Lapidi e foto e splendide parole
non fanno più sereno chi vi perde
né più reali voi dell’oltretomba…
O siete vivi o sono morto anch’io!

10 aprile 2010

la vecchiaia

La vecchiaia è comunque un “male”
per quanto bene si stia…
Il problema è sempre lo stesso:
accettarla e come accettarla!

09 aprile 2010

QUANDO VI VEDO… O RONDINI


2008-08-01. Sydney (Australia) – Beira (Mozambico). Pensavo al rovesciamento delle stagioni nell’Emisfero australe, alle rondini, alle loro lunghissime migrazioni annuali dal Nord al Sud e viceversa;… ai tanti giovani e giovanissimi da ogni Continente, nella Giornata Mondiale della Gioventù, pieni di festa… e a tutte le proteste, in ogni nazione dove si va, contro chi sfrutta i minori… fenomeno che si riscontra specialmente dentro le famiglie da parte dei genitori stessi e che anche i giornalisti riprendono con gustata morbosità. Ciò mi ha fatto ritornare agli anni dell’infanzia, quando tutto questo era tabù; e… lasciava “sognare” con fantasia libera, chi non ne era stato coinvolto.

Quando vi vedo, o rondini, tornare
rapide, spensierate in queste terre,
volare ai vecchi nidi riassestandoli
libere d’amare ad ali aperte
oh! quanta primavera m’infondete
dentro l’autunno che mi sta arrivando.

E corro ai tempi quando mi pensavo
insieme a voi, in volo coi miei sogni.
Vi seguivo alte, mentre planavate
tra le nubi dell’alba e del tramonto
guardando a noi quaggiù, così piccini
così sommersi da perenni affanni…

Ora i bimbi non guardano lassù
e gli adulti si vanno lottizzando
ogni angolo di terra e pure l’aria…
Voi niente avete e tutto possedete
e siete il grido d’una fioritura
che chiede al vento solo una carezza.

Tornate d’anno in anno a ricordarci
le fiabe che la nonna raccontava
pervase d’incantesimo e sapienza,
e l’innocenza ingenua del bambino
più che mai sedotta oggi e calpestata
da chi non vola più con ali d’angelo…

08 aprile 2010

la carriera

La “carriera” è un istinto naturale di sopraffazione
che tutti hanno e pochi possono esprimere….
Per superarlo occorre molta “santità”.
Si plaude a chi ci arriva
e non piuttosto a chi vi rinuncia volontariamente…

07 aprile 2010

personaggio

L’immedesimazione in un personaggio
non ci fa mai essere “quel” personaggio…
Spesso si può vivere una schizofrenia dissociativa inconscia
da darci sdoppiamenti di personalità.

06 aprile 2010

O VITA, O VITA…



Roma 02.03.2008. Domenica IV di Quaresima. Poesia pensata durante un giro in bicicletta per Piazza Navona – Piazza di Spagna – Piazza Venezia, tra una marea di gente, di tutte le razze e in tutte le fogge; spensierata ma non solo, data l’incipiente primavera; distesa ma non soddisfatta. Bancarelle e negozi e ristoranti per ogni gusto, e gente incantata a guardare; con mani di ragazzini e ragazzine furbe al portafoglio dei “disattenti”; e le guardie comunali che fingono di non vedere. Richiami di campane dalle tante, splendide chiese… con non più di qualche vecchietta seduta agli ultimi banchi e qualche prete anziano, che non sanno più che cosa pregare.



O vita, o vita
carovana di fragili ambizioni
di viscidi piaceri
sullo scivolo etereo della morte,
quanto è inconsistente il tempo
ed avvilente l’ora del tramonto
senza un’eternità!

Ma chi ci pensa, appena sorto il sole?

05 aprile 2010

qualcuno

L’uomo che si crede “qualcuno”
è meno di “qualcuno”;
è un povero uomo.

04 aprile 2010

FIAMMELLA D’ACCENDINO

Roma, 07.01.2010. In bicicletta da porta Cavalleggeri a Piazza di Spagna… alle 7.45, dopo aver sostato nella Basilica di S. Pietro per tre quarti d’ora. Mentre correvo nel tunnel che conduce al ponte Duca Amedeo di Savoia e arrivavo alla Scalinata di Trinità dei Monti per Via Condotti dove si concentrano o sgambettano fin dal mattino le “bellezze effimere”, (femminili ma anche maschili), felici d’apparire per un quarto d’ora e dove i negozi di moda fanno affari, mi venivano in mente (e cercavo di non dimenticare) questi versi per scriverli appena arrivato…



Pugno di polvere
su questa terra
fiammella d’accendino
tra innumerabili altre
nell’esplosione atomica d’un Sole
che tutto ingloberà
è questo il mio destino?


Appariscenza tormentata e inutile
che sono
non bastano i miraggi di quaggiù
per essere qualcuno anche lassù!

03 aprile 2010

centro

Umiltà è capacità
di non voler stare al centro.
Si può essere al centro
senza voler essere “centro”.

02 aprile 2010

permalosi

I permalosi
si arrabbiano o s’offendono
se gli altri non li stimano
quanto essi pensano.

01 aprile 2010

qualcuno

Ci sono persone fatte apposta
per dire male,
altre per “dirsi male”.
Le une per distruggere
le altre per distruggersi…
Ambedue per essere
o per apparire “qualcuno”.