20 febbraio 2010

L'ARATURA


Roma 25.11.2006. Guardando l’aratura per la semina del granoturco, in primavera, là nelle campagne del Vicentino e del Padovano. Sono le terre della “contemplazione infantile”; quelle che ti incollano il sapore d’ogni vita e la tristezza d’ogni morte… provocandoti proprio sull’assurdo così assurdo e così naturale della “mors tua vita mea”; violenta o meno che sia, anche di un filo d’erba.

Passa l’aratro sopra l’erba in fiore
e dal trattore
il contadino guarda
le zolle rigirarsi in lunghe trecce
assaporando
il tenero profumo della terra.

E intanto pensa al grano per la semina
alle sue spighe
in righe
interminabili,
ed al mulino a ruota, giù nel fiume
alla farina, al pane biscottato
alla sua mensa nella fattoria
ai figli attorno
ed alla sposa
che senza posa va
ma con il cuore là
con lui, nella campagna…

Romba il trattore
due ruote sopra l’erba ancora in fiore
e due nel solco,
e il contadino pensa alla sua paglia
come cuscino per le tante mucche,
al latte, al burro
ed al formaggio lavorati in casa;
alla cavalla
che pascola nel prato col puledro
libero come il vento,
e a quelle tre caprette
che all’alba, assieme ai galli
lo svegliano dall’ultimo piacere…

Ma mai ripensa all’erba falcidiata
e seppellita
da dove viene tutta quella vita.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi fa tenerezza anche un filo d'erba. Tanto più un fiore. Ma perché mai la natura è così crudele da dover uccidere per vivere? Chi ha inventato questo sistema? Lascio a qualche altro la risposta. Io non la trovo in nessun libro neppure nella religione. E sto male a 19 anni. Carlotta, Aosta.

Anonimo ha detto...

Commuoversi per un pò d'erba arata sotto, credo sia esagerato. La gente arata sotto, quella piuttosto. Augusto - Sindacalista

Anonimo ha detto...

Chi ara sotto l'erba senza commuoversi è capace di arare sotto anche le persone senza fare una grinza. Nel poco si intravede il molto. Tanto per rispondere al sindacalista e dare ragione al Blog. Carla e Antonietta da Torino.