30 marzo 2010
COS’È MAI L’UOMO?
Bologna, 27.03.2008. Guardando un gruppetto di barboni, in maggioranza giovani, sporchissimi, trasandati, con cose trascinate su carrelli di fortuna; e due donne, pure esse barbone, sedute a terra, altrettanto sporche e sguaiate (ma non matte), non potevo non “leggerli”, sia pure dal mio punto di vista…L’interrogativo di sempre: Perché tanti così alla deriva ed altri sulla sponda opposta, così attaccati al vivere ed “attaccanti” chiunque non voglia condividere il loro “modo” di vivere? Perché una società di dominatori e dominati… e di indominabili? Dopo tutto, che cosa resta di ciascuno? La coscienza, nei discendenti almeno, che era “un nessuno”.
L’uomo?
È un essere costretto
a vivere da uomo,
giorno e notte braccato
da un fato
ch’è sensazione,
presentimento
legge ed istinto,
felicità e sgomento…
Né può sfuggire d’esserne cosciente…
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2 commenti:
Anonimo ha detto...
La coscienza di esistere è la pena che più mi fa soffrire. Fare tutto da incoscienti mi garba molto, molto di più. La felicità è tanto più vera quanto più incosciente. Cerco la gioia di qualsiasi tipo, per se stessa. Giorgio (il liceale, mai banale).
08 aprile 2010 13.38
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