18 marzo 2010

O PADRE MIO INVISIBILE


2008. 01.06. In volo da Roma a Kuala Lumpur. Una riflessione… dall’alto, passando ben più sopra le catene del Caucaso, dell’Himalaya, del Sud Est Asiatico; e guardando a 12.350 metri dal suolo, le nubi, le piccolissime luci degli uomini di sotto, le stelle, la luna di sopra… senza mai “vedere” , ma con la speranza di “almeno intravedere”, chi le ha fatte…





O Padre, Tu m’attiri senza posa;
mi sei presente
diversamente
che in altre creature
quando m’intenerisci dal profondo
con slanci inconsueti …

Ed io non so che dirti
non so che fare
se non amare col tuo immenso modo
d’essermi voce e cuore ed esistenza
capendo con mestizia che un abisso
ci unisce e ci separa.

Nulla ti sfugge
dell’universo muto, sterminato.
Tu l’hai pensato
e in Te sussiste;
e giorno e notte indago
come ci vivi dentro e lo ricami
dal mare al cielo, al minimo vivente
in una travolgente sincronia.

In che consiste mai la tua natura
o Padre mio invisibile,
ed il legame che mi stringe a Te?
Tu m’alletti e mi lasci nella tenebra
m’illudi e disincanti
mi fai gioire
mi fai rabbrividire
e più non so ch’io sia in verità.

E’ allora che m’arrendo
in improvvisi scoppi
di lacrime irrequiete
e d’abbandono,
in ritornelli di riconoscenza
e di perdono…
cercando la mia vera identità
dentro la tua.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Don Giuseppe,
bella la tua contemplazione del Padre. Grazie e auguri. Don Siro Lunardon - Canada