18 aprile 2010

ERA LASSÙ IL TUO CUORE


31 agosto 2003. Un conoscente, riflessivo, silenzioso, tutto immerso nella natura, lavoratore instancabile, si vide distrutto il suo lavoro di trent’anni a causa di un incendio che tutti ritennero doloso. E prese una decisione inconsulta.

Avevi costruito la tua casa
su quel roccione dietro la montagna
tra pini dritti come sentinelle.
Vi rimediasti pure una stradina
e un prato ed un laghetto
le trote dentro e un cigno solitario
con l’acqua che da quattro fontanelle
v’entrava canticchiando un suo motivo
e usciva disperdendosi nell’orto.

Trent’anni di fatiche senza posa
senza una tua famiglia
senza una sposa
e a quel pianoro semiabbandonato
avevi ridonato
un volto e un nome come tu sognavi;
era la tua memoria,
la tua interiorità fiorita
il tuo profumo
parte della tua vita.

Ma in quella notte oscura, senza stelle
in cui corresti dalla mamma grave
quel paradiso tuo
tutto bruciò
d’un lampo, stranamente
né tu sapesti mai da chi e perché.

Allora ti chiudesti
in un sorriso assente
senza neppure un segno dello schianto
senza neppure un pianto.
E una mattina all’alba ti trovammo
appeso ad una trave,
tre lettere di scusa a chi t’amava
e un libro di preghiere ancora in pugno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Terribile.
Mafia, mafia, mafia; drangheta, drangheta, drangheta; camorra, camorra, camorra. Ed altro. Ma perché? Perché distruggerci a vicenda? xxx, Aversa.