21 agosto 2010

SOSPIRAVA L’ETNA


Roma, 10.09.2009. Molte volte mi fu data l’opportunità di scendere in Campania, Calabria e Sicilia per incontri culturali. Alcune volte, da Catania, Acireale e dintorni, ho potuto assistere al “risveglio” dell’Etna; all’incandescenza di tanta lava “vomitata” dalle sue bocche. Per questo avevo scritto una nota su un foglietto ritrovato per caso in questi giorni…

La poesia d’un fenomeno così grandioso mi è stata sommersa da altre considerazioni… forse un po’ più filosofiche… e non certo fuori della storia e della geografia locale.
Considerazioni condivise e, comunque, sofferte dagli “onesti” di quelle terre, che non sono pochi… Ma… come “ cancellare”, come far morire e seppellire questo secolare fenomeno”? Basterebbero ceneri “soffocanti” come duemila anni fa su Pompei ed Ercolano? E se poi il buon Dio facesse “piovere quelle ceneri sugli ingiusti e sui giusti” alla stessa maniera, sarebbero risolutive? È meglio continuare con la zizzania in mezzo al buon grano fino alla fine dei tempi… anche se lo soffoca o non gli permette di maturare come potrebbe?


Quel giorno, sospirava l’Etna, a fiotti,
come una balenottera impazzita
e gli altri suoi fratelli intorno all’Isola
fremevano con lui… fino al Vesuvio.

Era la terra tutta che sbuffava
dalla rabbia, tremando e vomitando
e rifiutava di subire ancora
le malefatte occulte od eclatanti

di mafia e ndrangheta e camorra e d’altri
conniventi in un tragico silenzio
d’affari, d’interessi e di delitti
commisti a devozioni e pie letture…

Fiamme vulcaniche, voi lo potete,
toglieteci, con magma incandescente,
questa cancrena che ci infesta e soffoca
e disonora ovunque il nostro nome…

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