10 maggio 2011

SOPRA IL SAHARA

Settembre 2000. Volando nel pomeriggio sopra il deserto del Sahara da Addis Abeba a Roma sulla traiettoria del Nilo e poi sulla Libia...
Di fronte all’indifferenza dei passeggeri per le bellezze del deserto, constatavo la mia curiosità nell’osservarne dall’alto la “geo-grafia”: la distruzione operata dagli agenti atmosferici sulle rocce, apparse prima come giovani “violentate” dal vento e dal sole, poi come vergini che nella loro nudità e crudezza si facevano messaggere d’un “istinto” a superare i propri confini, in un “progresso” che nel bacino del Nilo si tradusse in grandi civiltà... e del grande interrogativo se ci sia mai una trascendenza della creaturalità... “cieli nuovi e terra nuova”, l’interrogativo che ha fatto sorgere la Sfinge e le Piramidi.
La secolarizzazione occidentale sembra voler sopprimerere... questo“esprit de finesse” riducendo l’esistenza umana ad un volo turistico da un aeroporto all’altro dell’immanenza... negando all’uomo una possibile trascendenza…


Indifferente nel sole che tramonta
passa l’aereo sopra il vostro capo
o rocce del Sahara
piccole, laggiù,
tra fiumi raggrinziti
come le vene d’una vecchia mano,
senz’alberi né case,
rocce dai mille volti
e dalle occhiaie spente
ed infossate,
rocce sfregiate
da vortici di sabbia
ubriaca,
brandelli infranti
di civiltà remote,
rocce annerite
quasi abbruttite
da un sole perforante
senza mai nubi
senza una goccia d’acqua
che vi ristori a sera.

Eppure m’apparite così vive
rocce pudiche e schive
per quella vostra cruda nudità
soffusa quasi di verginità
coperta dal fluire delle dune,
lenzuola fragili
che il vento ancora stende
e ruba
con sibili inconsulti;
rocce dagli occhi tesi
e pieni d’essenziale,
quasi ombre emerse
dai bui anfratti della preistoria
per dirmi il vostro nome:
che venga inciso là
dove sta scritto l’ultimo destino
e quel cammino
che porta alle sorgenti del mistero
ben oltre
il cimitero dei ricordi umani...

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