29 dicembre 2010

MARIA

Roma, 19.10.2010. Questi versi sono maturati un po’ alla volta in questo mese di ottobre, mentre, nella camminata al mattino verso le 5.30, in Grisignano di Zocco, facevo spesso tappa dentro i due dei cimiteri del Comune, perdendomi tra i lumini di tanti che conoscevo… e pensando al mio “futuro”.


Maria, presenza intima dell’Eterno
quante volte ti sento palpitare,
ma la mia fede aitante e birichina
vorrebbe demolire il muro opaco
che m’impedisce l’altra conoscenza
quella divina.

Tra le infinite ondate di preghiere
che salgono da te in ogni momento
capisco quanto pretenzioso sia;
benché non veda, tu mi insegui e trepidi
m’ascolti e mi dischiudi sensazioni
mai percepite.

E quanto più ripenso a questo esilio
al tutto che mi scivola e travolge
che piomba giù a cascata nell’abisso
mi chiedo che significa rinascere,
rivivere per sempre un’altra patria
dove tu stai.

Un brivido di gioia e di paura
m’assale ripensando a quel momento
in cui per sempre chiuderò questi occhi
e mi si schiuderanno quelle porte.
Rivedrò tutta la mia piccolezza
già nell’entrare.

Il cielo è solo luce, senza notti
e il Padre è tutto in tutti come Padre
col Figlio tuo, adombrati dallo Spirito;
godremo assieme a te la Loro essenza
in una comunione straripante
senza più lacrime.


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