14 luglio 2015

Dall'Argentina e dal Perù

Un inno alla natura volando sopra le Ande. Ci voleva pure una poesia che mi è venuta di getto.


TRA LE ANDE

Sento cantarmi ancora immenso il volo
dei condor tra le cime delle Ande:
correnti d’aria pregne di profumi,
grida di gioia, ali spiegate e immobili
tra sole e nubi e picchi e precipizi
sul cuore gonfio dei torrenti in piena;
errano come sogni liberati
dall’intristita frenesia dei giorni
in ampi giri pieni di mistero.

Ma sento risalire anche il silenzio
d’alberi abbarbicati l’uno all’altro
che succhiano con brividi invisibili
l’acqua tra i muschi delle rocce;
ed ogni foglia è immersa nell’ebbrezza.
Vibrano in esso e sole e luna e stelle,
e il buio ostile della selva e grida
e sobbalzi sfuggenti d’animali
e il trepido mistero d’ogni parto.

Alberi amici, quanto siete veri
dicendomi il sapore della vita
pur tra intricati, oscuri fondovalle!
Condor in volo sulle nevi eterne,
con quanta poesia mi ritessete
l’incanto d’orizzonti oltre ogni morte.
Con voi mi affiora impercettibilmente
la nostalgia d’un Grembo ch’è da sempre
e mi riavvolgerà nel suo mistero.


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