24 marzo 2013

Papa Francesco


Papa Francesco continua a sorprendere per il senso pastorale che vuole trasmettere a tutti i ministri ordinati, specialmente ai diocesani.  L’essersi presentato fin dalla prima sera come “successore di Pietro e vescovo della diocesi di Roma”, Comunità che presiede alla  carità ( = alla comunione ) delle chiese, ha sorpreso gli alti Prelati che lo circondavano. L’aver scelto “gli ultimi” fino a celebrare la messa del Prossimo giovedì santo non nella Basilica di S. Pietro ma in un Carcere per minorenni… ha sconvolto i cerimonieri che lo circondano piuttosto ancorati agli splendori liturgici del passato… Quasi a dirci: “Misericordia io voglio e non sacrifici”.  Cioè, conversione verso gli ultimi che hanno perduto il bene più grande che è Dio stesso. Il Papa si presenta come “servo dei servi di Dio” più che come “ sommo pontefice”.
Nell’incontro con Benedetto XVI a Castel Gandolfo, il momento della preghiera è stato segnato da un inginocchiarsi l’uno accanto all’altro, davanti al Cristo Eucaristia… con lo stesso atteggiamento di Giovanni Battista di fronte a Gesù quando disse: io sono soltanto la voce…. di uno più grande di me cui non sono degno di slegare i calzari e pure dopoquando Gesù arrivò al Giordano.
Essere Pastori vuol dire distacco da interessi propri, seppellimento del proprio io di fronte a Dio, per un servizio incondizionato ai Cristiani facendoli diventare protagonisti di una “rievangelizzazione” più  convincente.

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