In questo periodo estivo, mi tornano alla memoria le Dolomiti, le Valli di Papa Luciani e l’unica volta che salii sulla Marmolada, 55 anni fa. Rivivo ora il tutto con la stessa intensità, quasi percependo l’innocenza del creato “vanificata” o sfruttata dall’uomo come scriveva S. Paolo proprio ai Romani così “pieni delle godurie create con la loro ricchezza”. Nei Circhi gridavano: Panem et circenses; il resto non importava tanto. Invece, a quelle altezze, digiuno culinario che svuota e libera il corpo e contemplazione cosmica che sazia e inebria lo spirito…. e nient'altro...
il tramonto che sfuma e si diffonde
multicolore
sulla morbida neve ancora intatta.
d’un sole che sparendo
inonda di riflessi
la solitudine ultima dell’essere
e l’illusione d’un eterno andare...
dal quale lentamente
fioriscono le stelle
che brillano guardandomi
e danzano i miei sogni
ma senza riscaldarli e illuminarmi.
ed invincibilmente anelo a un’alba
ad un calore
che intrida di sapore
il tempo così sacro che mi resta...
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