
Pittore del frammento
relativistico
esisti nel pianeta del tormento
che senti stretto come una prigione.
E il tuo cervello frulla
immagini virtuali
senza quell’ancestrale
impulso all’armonia
quasi che l’intimo
rifratto dallo spettro
non più solare
d’una ragione autonoma
si decomponga in sprazzi
paradossali
e si riquadri
in linee ed in colori surreali.
Filosofo-pittore,
tu vai smontando un uomo
che non è l’uomo,
te lo dipingi come un arlecchino
seduto e chino,
lo sguardo fisso
sullo sfondo d’un oggi dissacrato…
e, inappagato,
continui a riscavarne
l’identità;
e trema la tua mano
quando ti firmi all’angolo:
Pagliaccio sono
ma pagliaccio che pensa!
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