Le esperienze si descrivono, non si commentano. Basta fermarsi un quarto d’ora al giorno davanti a Dio, lasciando di fermarsi davanti alla televisione o ad internet o ad altro.
Lui si fa percepire. Chi non ne vuole avvertire la presenza
– anzi, una certa dimensione della sua presenza –
è davvero uno sfortunato; e resta un “ramingo di felicità caduche”.
NELLA
TUA FEDELTA’ IMPLACABILE
O
Dio, nella tua fedeltà implacabile,
Tu
sei giustizia che ama e non punisce,
Tu
sei la gratuità
che
cerca chi s’è perso
pura
paternità
che
attende chi ritorna.
Tu
accetti che condannino e t’inchiodino
persino
l’Unigenito
che
grida al Cielo e non a chi l’uccide:
Perché
m’hai abbandonato?
Perdona
a chi non sa quello che fa.
O
Padre,
Tu
m’immergi nel fuoco dello Spirito,
e
unito al Figlio, mi riforgi in Te
da
scoria arrugginita in ferro vergine
in
puro acciaio, in lama rifilata;
mi
fai discepolo, mi fai apostolo
che
come lancia impugni
per ferire
la
fragile durezza
d’altri
fratelli con la tenerezza
del
sangue ch’è sgorgato assieme all’acqua
quale
estremo singhiozzo d’una attesa.
O
Trinità, la croce tua, lo vedo,
non
sono i miei peccati contro Te,
ma
il tuo struggente amore verso l’uomo
che
spinto come barca alla deriva
dal
vento degli istinti,
vaga,
senza una meta.
E
Tu, quale ultimo, sicuro porto
d’una
infinita gioia,
sei
là che scruti e soffri
proteso
senza una parola, al naufrago
d’altre
felicità.
Don
Giuseppe Magrin
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