17 marzo 2017

 Le esperienze si descrivono, non si commentano. Basta fermarsi un quarto d’ora al giorno davanti a Dio, lasciando di fermarsi davanti alla televisione o ad internet o ad altro. 
Lui si fa percepire. Chi non ne vuole avvertire la presenza 
– anzi, una certa dimensione della sua presenza –
è davvero uno sfortunato; e resta un “ramingo di felicità caduche”. 

NELLA TUA FEDELTA’ IMPLACABILE


O Dio, nella tua fedeltà implacabile,
Tu sei giustizia che ama e non punisce,
Tu sei la gratuità
che cerca chi s’è perso
pura paternità
che attende chi ritorna.
Tu accetti che condannino e t’inchiodino
persino l’Unigenito
che grida al Cielo e non a chi l’uccide:
Perché m’hai abbandonato?
Perdona a chi non sa quello che fa.

O Padre,
Tu m’immergi nel fuoco dello Spirito,
e unito al Figlio, mi riforgi in Te
da scoria arrugginita in ferro vergine
in puro acciaio, in lama rifilata;
mi fai discepolo, mi fai apostolo
che come lancia impugni per ferire
la fragile durezza
d’altri fratelli con la tenerezza
del sangue ch’è sgorgato assieme all’acqua
quale estremo singhiozzo d’una attesa.

O Trinità, la croce tua, lo vedo,
non sono i miei peccati contro Te,
ma il tuo struggente amore verso l’uomo
che spinto come barca alla deriva
dal vento degli istinti,
vaga, senza una meta.
E Tu, quale ultimo, sicuro porto
d’una infinita gioia,
sei là che scruti e soffri
proteso senza una parola, al naufrago
d’altre felicità.

Don Giuseppe Magrin

Nessun commento: