29 marzo 2017

Burocrazia paralisi della creatività, paralisi della storia




BUROCRAZIA



Alcune gocce di burocrazia
e già ti spengono la profezia...
Con l'artificio della gentilezza
con un linguaggio etereo, raffinato
si fa cardano tra due poli e snoda
ad ogni ruota anche se reticente
la forza d'un motore incasinato
e t'imbullona ogni tua fantasia
per quanto umana, logica o ispirata.

Dove la primavera è promettente
essa si fa discreta ed invadente;
è come graminacea che sovrasta
e soffoca creatività emergenti
costrette ad ingiallire senza frutti.
E' la struttura ch'essa sa difendere
e non la sua efficienza produttiva
con sue vitalità adolescenziali
e voglia di riemergere nel sole ...

In ogni luogo, nella vita pubblica
meno si struscia, meglio ci s'intende
trovando sintonie d'orientamenti
pure tra altolocati dipendenti...
E si ristagna nell'anonimato
quasi non contino persone e cose
ma un'ordinata catalogazione
di “arrivi” in un museo e d'oggetti in mostra”...
Si spensero così le civiltà...



Roma, 18 .02.2017. Basta guardarsi attorno nelle Segreterie d'ogni Ente anche religioso come ci si intana e ci si “quieta” in una pace da “vacanzieri anonimi”, mentre e dove si dovrebbe lavorare da coinvolti fino all'osso. Ogni commento resta superfluo ...


23 marzo 2017

Vorremmo conoscerlo come lo conobbero i contemporanei



GESU' DI NAZARETH SEI PROPIO QUI ?


Roma, 18.9.2016. La fede nei credenti in Cristo, addirittura nei santi come Teresa di Calcutta, subisce e accetta prove durissime “ sulla non percezione di Dio” come via privilegiata per una maturazione integrale del rapporto intimo con Lui. L'Infinito resta infinito e solo per un suo dono lo si potrà capire e, ancora, per quel tanto che ci permetterà di conoscerlo. Il resto è mistero... e il volerlo “scannerizzare quasi elettronicamente” è solo pretenziosità umana. 


Gesù di Nazareth, lo so, sei qui
tra noi per sempre e ovunque sulla terra
ma i segni d'oggi che Tu ci vai porgendo
per leggere tra noi la tua presenza
sbiadiscono ogni senso di stupore
lasciando in fondo al cuore
non nostalgie
ma indefinibili malinconie
ed incertezze
se mai quaggiù e lassù, ti rivedremo
così com'eri visto in Palestina,
se gusteremo quell'intimità
visiva ed auditiva, così tua.


Quando veniamo a Te, in adorazione
per dirti grazie dell'Eucaristia,
dall'Ostensorio, è certo, tu ci guardi
divinamente, ad uno ad uno; e ci ami,
ma da quell'Ostia nessun segno emerge
di quel che fosti in Israele e sei
ora tra noi e apparirai, un giorno,
nel nostro faccia a faccia con voi Tre...
Sempre ci affiora dissacrante il dubbio
sulla tua identità non solo fisica
se ipotizzare trascendenze e volti
oltre ogni umana scientificità
e puntigliosi credere a un Risorto...


A chi non vede, né sa immaginarti
Gesù, sprigiona un lampo,
un lampo almeno, un lampo tutto tuo,
e già ci basterebbe !
Ma proprio niente, no ...

d. G. Magrin



17 marzo 2017

 Le esperienze si descrivono, non si commentano. Basta fermarsi un quarto d’ora al giorno davanti a Dio, lasciando di fermarsi davanti alla televisione o ad internet o ad altro. 
Lui si fa percepire. Chi non ne vuole avvertire la presenza 
– anzi, una certa dimensione della sua presenza –
è davvero uno sfortunato; e resta un “ramingo di felicità caduche”. 

NELLA TUA FEDELTA’ IMPLACABILE


O Dio, nella tua fedeltà implacabile,
Tu sei giustizia che ama e non punisce,
Tu sei la gratuità
che cerca chi s’è perso
pura paternità
che attende chi ritorna.
Tu accetti che condannino e t’inchiodino
persino l’Unigenito
che grida al Cielo e non a chi l’uccide:
Perché m’hai abbandonato?
Perdona a chi non sa quello che fa.

O Padre,
Tu m’immergi nel fuoco dello Spirito,
e unito al Figlio, mi riforgi in Te
da scoria arrugginita in ferro vergine
in puro acciaio, in lama rifilata;
mi fai discepolo, mi fai apostolo
che come lancia impugni per ferire
la fragile durezza
d’altri fratelli con la tenerezza
del sangue ch’è sgorgato assieme all’acqua
quale estremo singhiozzo d’una attesa.

O Trinità, la croce tua, lo vedo,
non sono i miei peccati contro Te,
ma il tuo struggente amore verso l’uomo
che spinto come barca alla deriva
dal vento degli istinti,
vaga, senza una meta.
E Tu, quale ultimo, sicuro porto
d’una infinita gioia,
sei là che scruti e soffri
proteso senza una parola, al naufrago
d’altre felicità.

Don Giuseppe Magrin