MA QUEL LIBRO ERA IL VANGELO
Una ragazza, spettinata,
stava
sola, lassù, seduta sopra un sasso
sporgente
dall’acqua del torrente,
protetta contro la calura
estiva
da un tiglio ch’esplodeva
di profumo.
Teneva tra le mani
un libro
né piccolo né grande; lo
leggeva
e a tratti alzando gli
occhi sorrideva…
con chi non so
ma quel libro era il
Vangelo.
Certe scene
rimangono fotografate col sapore di più
che un ricordo; come questa lungo il sentiero che conduce al Rifugio
Venezia, dalla Valle del Boite.
In questo caso ti stupisci che a viverle
fosse una ragazza con l’aria da discoteca d’un “sabato notte” più che da S.
Messa d’una “domenica mattina”. Ma è pur
vero che la cultura laicista “nordeuropea”, rivissuta da uno “scientismo
socio-filosofico” con pretese etiche da “dea ragione” trovi risposte in
contropiede.
È certo che questa cultura non ha il profumo dei fiori di tiglio
ma quello dei cassonetti della spazzatura e che un numero crescente di giovani
rifiutino questa puzza cercando il “buon profumo di Cristo” ed un sorriso puro
che non ha niente a che fare colla
risata sarcastica o sguaiata dei
palcoscenici mediatici o con l’ossessiva sessualizzazione di ogni sentimento
per ritraddurla in denigrazione forsennata d’ogni comportamento. Costatando poi
che chi condanna e vuole uccidere un
colpevole, non “potrebbe proprio tirare la prima pietra”, lasciamo a Cristo di “scrivere per terra” la sua pretenziosa malignità.
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