Maggio 2004. Composizione nata dopo aver appreso la notizia del suicidio di un giovane di Vigodarzere (Pd), alunno di un Professore mio amico. Quell’episodio mi si è spontaneamente associato ad un’esperienza di tempesta equatoriale, in riva all’Oceano Atlantico, in Benguela (Angola), nei primi mesi dello stesso anno.
Limite è l’orizzonte
dell’Oceano che ti sta di fronte
limite sordo è il suo rumoreggiare
uguale, senza soste, sulla spiaggia
limite le scogliere nude ed impettite
laggiù
contro le quali la marea s’infrange
rabbiosamente schiumeggiando in alto
e si rifrange
perdente...
E limite sei tu, dicianovenne,
che guardi
intriso dall’angoscia del finito
e ti smarrisci già nei tuoi ricordi
sedimentati in fretta sui fondali
oscuri del passato.
Ossessionato dalla frenesia
dell’incompiuto
tu rulli ... come un’onda
sulla sabbia degli attimi fuggenti
e vai e vieni dentro i tuoi confini
tra nubi che s’addensano
foriere di tempesta.
E come lampo ti si spegne dentro
anche la forza ultima di sognare
un Cielo
e non ti resta
che il buio d’una pace
in fondo
al mare.
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