Borca di Cadore, 24.03.2010. Certe scene rimangono fotografate col sapore di più che un ricordo; come questa lungo il sentiero che conduce al Rifugio Venezia.
In questo caso ti stupisci che a viverle fosse una ragazza con l’aria da discoteca d’un “sabato notte” più che da S. Messa d’una “domenica mattina”. Ma è pur vero che la cultura laicista “nordeuropea”, rivissuta da uno “scientismo sociofilosofico” con pretese etiche da “dea ragione” trovi risposte in contropiede. È certo che questa cultura non ha il profumo dei fiori di tiglio ma quello dei cassonetti della spazzatura e che un numero crescente di giovani rifiutino questa puzza cercando il “buon profumo di Cristo” ed un sorriso puro che non ha niente a che fare colla risata sarcastica o sguaiata dei palcoscenici mediatici o con l’ossessiva sessualizzazione di ogni sentimento per ritradurla in denigrazione forsennata d’ogni comportamento. Costatando poi che chi condanna e vuole uccidere un colpevole, non “potrebbe proprio tirare la prima pietra”, lasciamo a Cristo di “scrivere per terra” la loro pretenziosa malignità.
Una ragazza, spettinata, stava
sola, lassù, seduta sopra un sasso
sporgente
dall’acqua del torrente,
protetta contro la calura estiva
da un tiglio ch’esplodeva di profumo.
Teneva tra le mani
un libro
né piccolo né grande; lo leggeva
e a tratti alzando gli occhi sorrideva
con chi non so
ma quel libro era il Vangelo.
1 commento:
Fosse vero che a qualcuna semiubriaca del sabato notte capitasse in mano il Vangelo anziché la pastiglietta. Nadia - Frosinone
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