05 marzo 2010

NEBBIA DOVUNQUE






Roma, 28 agosto 2007. Pensando a S. Agostino ed alla sua immensa cultura umana; al suo cammino verso l’Assoluto e alle sue scoperte ultraterrene, mi sono venute in mente le famose “nebbiate” keniane del mese di agosto, e quelle della pianura veneta nei mesi invernali, così dense da non vedere niente. Le ho rivissute nel contesto culturale d’oggi, assetato di “felicità umane assolute”, che non lo saziano e che lo spingono maledettamente ( perché non vorrebbe che fosse così) a ricercare “un qualcosa” che le sorpassi, anche se non sa precisamente “che cosa”.



Nebbia dovunque densa come schiuma
nel tardo inverno
su campi e strade
e tra le case;
nebbia che impregna le ossa ed il pensiero
e i suoi cammini;

nebbia che tu respiri tutto il giorno
sulle vessate strade della vita;
t’impregna e scende dalla testa al cuore
e fa tremare
anche l’amore…
e tu non puoi che andare
seguendo la deriva della storia;

nebbia dovunque sbronza d’edonismo
che stordisce la fantasia più nitida
e più non offre stimoli essenziali
e segni di sapienza
da dentro il muro grigio
dell’apparenza…

Eppure ancora speri
che anche la nebbia
sia un modo d’essere quasi divino
dell’universo umano
il quale anela e vive
benché confusamente
di quella luce che traspare dentro…

1 commento:

Anonimo ha detto...

Una speranza nella nebbia della disperazione che speranza è? Ma questo divino che cos'è mai? Una illusione da preti plagiati nella loro formazione fin dall'adolescenza per cui ripetono frasi fatte? A questo punto è meglio vivere senza un domani. Guglielmo, universitario, Filosofia.