GESU’ …
Gesù,
che mille e mille volte al giorno
ti
fai presente
in
ogni Continente
cosificato
in umili apparenze
di
pane e vino,
mi
guardi ma il saperlo non mi basta
mi
parli ma il linguaggio tuo mi sfugge
vuoi
dirmi quanto m’ami
e
in questo dialogo
così
disparitario
smarrito
penso
all’Infinito
come indefinito
o
indefinibile da un cervellino
così insignificante come il mio.
E
penso a Te, mio Dio,
alla
distanza tua così vicina
e
alla persona mia così piccina
da
non capire l’interdipendenza
dettata
da un amore inconcepibile
di
Te e del Padre tuo
e
dello Spirito consolatore
per
questa sciagurata umanità;
e penso a me
ai
brividi per ciò che già non sono
e
non sarò, più ancora
in
quell’annientamento
che
ormai respiro e sento
nel
vortice degli anni e della morte.
Ma
dimmelo Tu, dimmelo in silenzio
o
fammelo una volta percepire:
Nell’Ostia ed in quel Vino ch’io mi
bevo
sei proprio Tu, lo stesso di Betléhém
di Nazarèth e della Palestina ?
Sei proprio Tu, Gesù,
che da risorto,
sotto tutt’altra veste
mi stai guardando
con lo stesso volto, lo stesso
cuore
e gli occhi scrutatori
che avevi allora
per suscitarmi il fascino
che già m’aspetti altrove ?
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