Quando nevica su mezza Italia, tanto più se prossimi al carnevale, ritornano alla memoria le Dolomiti tutte, quasi percependo l’innocenza del creato “vanificata” o sfruttata dagli uomini così “pieni delle godurie, create con la loro ricchezza”. Panem et circenses: il resto non importava tanto. E per ciò una mia poesia, in cui mi immagino pure io lassù, ma non per sciare.... Lassù, in un digiuno culinario che svuota e libera il corpo e in contemplazione cosmica che sazia e inebria lo spirito….
TRAMONTO SULLE
DOLOMITI
Sopra i ghiacciai delle Dolomiti
è un
fremito d’un intimo bagliore
il
tramonto che sfuma e si diffonde
multicolore
sulla
morbida neve ancora intatta.
Nella fugacità di quegli istanti
rimpiango
e canto la bellezza immensa
d’un sole
che sparendo
inonda
di riflessi
la
solitudine ultima dell’essere
e
l’illusione d’un eterno andare...
Ascolto in me il silenzio iridescente
che
avvolge valli e cime come un manto
dal
quale lentamente
fioriscono
le stelle
che
brillano guardandomi
e danzano
i miei sogni
ma senza
riscaldarli e illuminarmi.
La notte ammalia, ma mi scava dentro
il buio
e il freddo che io ancora sono;
ed
invincibilmente anelo a un’alba
ad un
calore
che
intrida di sapore
il tempo
così sacro che mi resta...
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