13 luglio 2010

DALL’AEROPORTO DI SINGAPORE


Roma 24.02.2008. L’ho scritta in volo da Singapore a Kuala Lumpur il 22 gennaio e ripulita un mese dopo. La vicinanza o la penetrazione delle nuvole, specialmente nella fase di decollo o d’atterraggio produce un non so che di grandioso anche per chi prende frequentemente l’aereo. Sempre che non si abbia una sensazione negativa del vuoto sottostante. L’esperienza del “cielo”, è sempre ricca e nuova, tanto più se l’aereo danza… per le turbolenze e si sa “godere” questa danza, come in un’altalena.

Dopo la pioggia a scrosci
il sole equatoriale
cuoce l’umidità dell’aeroporto
che densa evapora
inzuppa e snerva; e appanna
le fiamme del tramonto.

Gli aerei sulla pista
tra schizzi d’acqua rombano
superbi verso l’alto
e attenuano le noie dell’attesa…

In volo tutto si trasforma; e nuvole
bianchissime, rigonfie
sfiorano l’aviogetto da cui guardo,
torri d’avorio, altissime,
sopra le prime luci della terra;

quasi vorrei toccarle,
accarezzarle
tanto mi sono belle e familiari
in quella loro tenera grandezza.

Come m’avvince il cielo
quando vi fluisco dentro
e come mi svanisce
quando la terra m’ossessiona il cuore.

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